Francesco Dario Rossi





Saggio introduttivo di Graziella Corsinovi

Cio' che colpisce immediatamente il lettore, ad apertura del libro, e' la limpida. simuosa chiarezza del dettato poetico di Francesco Dario Rossi.

Sorretto da un verso musicalmente perfetto, la cui apparente semplicita' e' invece il risultato di una attenta e meditata elaborazione formale, la poesia si offre come il decantato frutto di una profonda e ampia maturazione culturale ( non a caso di tipo classico) che, messa alla prova da grevi esperienze di vita, ha saputo sublimare il travagliato percorso individuale ( alle radici, del resto, non dissimile da quello di tutti gli esistenti ) nella dimensione alta della parola poetica.

In tal modo, la lirica di Rossi si carica di valori e di significati che sono comuni a tutti gli uomini, soprattutto a quelli che abbiano, come lui, la capacita' e la sensibilita' per cogliere la voci multiformi e nascoste della vita, della natura e della storia, nell' intreccio polifonico dei messaggi che prorompono dalle infinite "occasioni" dell' esistenza,

Attraverso i Sogni vagabondi e Profumi di mare - la Recherche - le Figure della mente- titoli delle corrispettive quattro sezioni della silloge, siamo cosi condotti a percorrere, con l'autore, un' esplorazione della realta' che, priva di toni esclamativi, si impone per il grado di suggestione poetica ottenuta attraverso l'intensa interiorizzazione , psicologica, affettiva e speculativa, cui sono sottoposti i dati del mondo.

Cose, natura,figure geometriche, trasfigurate da quel "colore dell' anima" (come diceva il Leopardi) che li immerge nella verita' altra della poesia, sono restituiti sulla pagina con l' incanto e la malinconia di chi, osservando e vivendo, ne ha raccolto le cifre segrete, i codici remoti e pur sempre attuali.

Incanto e malinconia sembrano infatti essere la doppia chiave dominante di questi "pensieri vagabondi" che, "accoccolati sulla spiaggia", "covano" e addensano sentimenti e meditazioni su "il lento scorrere vitale - tempo di illusioni decadute e che affonda nell'umido dell' erba - nel bianco cimitero di campagna"

Il fascino che la vita esercita, in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto in quelli naturali, legati prevalentemente all' habitat geografico dell' autore (Liguria e Sestri Levante), e' espresso in liriche di grande efficacia paesistica ( a titolo esemplificativo, Sestri Levante - Tramonto - Vita che sboccia - Settenbre - ‌Fine estate - Sfiorire - Eclisse - Lo scoglio - Alba sul mare).

Ma la seduzione e lo stupore per la bellezza ammaliante della natura e del vitale sembrano incrinati, pur nella affermativa positivita', da una (sottintesa od esplicita) meditazione sull' esistere che, aprendosi ad interrogativi senza risposte, carica il quadro paesaggistico o naturalistico di rimandi e valenze che dilatano il ventaglio semantico, con una ricchezza di significati che vanno ben oltre l' immagine.

Costante in tutta la silloge, questo meccanismo di trasfigurazione e di lievitazione del reale, sempre rappresentato con tocchi di essenziale e sicura bellezza descrittiva, attua una suggestiva traslazione metaforica e simbolica e, senza azzerare la specifica connotazione del dato concreto, si innesta coesivamente su di essa, per leggerne, decifrarne, esprimerne il senso altro.

Emblematica al riguardo la lirica sfiorire, dove la corolla di un fiore che sboccia piena di vita/esalando profumo che inebria/rivelazione di speranza che rigenera, travolta, all'improvviso, da un acquazzone, evoca, immediata, la consapevolezza della falce del tempo che recide/effimera presenza quel fiore; quel fiore diviene il simbolo della stessa vita, sottoposta all'incessante consunzione del tempo, sospesa alla precarieta' dell'esistere,

Conturbata esistenza
della corolla di un fiore

Sboccia piena di vita
esalando profumo che inebria
rivelazione di speranza
che rigenera

L'acquazzone si riversa violento
la pioggia cade a scrosci
e calpesta
quel nido di natura

La falce del tempo
recide ogni ora -
effimera presenza
quel fiore


E in realta', il sentimento del tempo pervade, come un brivido sottaciuto, tutta la poesia di Rossi; si vedano, tra l' altre, le liriche Fine estate (rude fatica e' il ricordare/ l'abbacinato fulgore dell 'estate) o Settembre (Ombre d' autunno calano nel vento .... e corron verso lidi in dissolvenza)

Un sentimento del tempo che, rimanendo sotteso al fluire morbido delle immagini e dei versi, per lo piu' si coagula negli explicitin una fulminea , addensante sintesi meditativa che chiude il cerchio musicale e visivo.

Si legga come suggestivo esmpio la lirica Inebriata giovinezza.

I sogni della giovinezza, in uno scenario dai contorni di fiaba, sottolineati anche dal vivace contrasto cromatico,in apertura e in chiusura (rosso vermiglio - verdi cigli erbosi) e dall' atmosfera gioiosa (bevevano nei calici la gioia - occhi vivi di innocente malizia - brillavano di luci iridescenti) sembrano avvolgere in omogenea coerenza tonale ed espressiva tutta la composizione, che appare immersa in un' atmosfera incantata, rarefatta e affabulante, fin dall' avvio:

Portavano rose nei canestri
incantate fanciulle dell'aria -
erano rose di rosso vermiglio
su flessibili giunchi addormentate

Correvano su verdi cigli erbosi
a rive di ruscelli parlottanti -
acque di linda purezza
gorgogli di vorticose gore
silenzi di tigli pieni d' ombre

Ansanti sedevano sui prati
tiepidi di umore rugiadoso -
bevevano nei calici la gioia,
le risa scivolavano nell 'acqua
di concentrici spruzzi inanellata

Occhi vivi di innocenti malizie
tra profumi di rosso vermiglio
brillavano di luci iridescenti

Azzurri barbagli di illusione

Il verso finale,isolato in un solo rigo, se conferma stilisticamente il registro espressivo e la dimensione favolosa dell'inebriata giovinezza, propri di tutta la lirica (azzurro - barbagli) chiude, come epigrafe folgorante, sulla constatazione dell' inconsistenza dei sogni giovanili - Azzurri barbagli di illusione.




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